Per costruire la tavola bisogna scolpire prima esternamente e poi internamente il piano. Sulla tavola armonica si praticano poi due fessure a forma di “effe” e si applica all’interno la “catena”, importante per l’equilibrio del suono.
Per lavorare il fondo di un violino si inizia a scolpire prima esternamente e poi internamente facendo attenzione agli spessori che variano a seconda della durezza e densità dei legni stessi.
Per questo violino L. Storioni ho scelto per fondo, fasce e riccio un pezzo unico di un tipo di acero locale del Casentino ( l’acero campestre che si vede nell’immagine), un legno molto usato dai liutai del passato. Per la tavola ho invece utilizzato un pezzo unico di abete rosso della foresta di Paneveggio.
La verniciatura di un violino è una lavorazione molto complessa, molte sono le mani che vengono date anche se non c’è un numero codificato in quanto dipende dalla densità, dal legno, dagli occhi e dall’esperienza del liutaio. Qui si vede un violino modello Lorenzo Storioni posizionato fuori per favorire l’asciugatura della vernice.
Tutti gli anni vado personalmente nella foresta di Paneveggio dove si dice che Stradivari sceglieva di persona i legni migliori per la costruzione dei suoi strumenti. Tale foresta trentina è stata infatti soprannominata foresta di violini per la presenza del legno di risonanza utilizzato per la produzione di strumenti musicali.